12 novembre 2009

Sindacato credibile? (sfogo personale)


Ritengo che un sindacato possa essere forte solo quando è credibile, coerente. Quando ha un ruolo attivo in fabbrica, sul territorio. Quando si rapporta direttamente con i lavoratori e  con la condizione degli stessi, facendosene carico poi di rappresentare.
In funzione di questo considero oggi una battaglia giusta e necessaria quella della Fiom e della Cgil, a difesa del ruolo storico del sindacato dentro i luoghi di lavoro.
Ma può essere credibile portare avanti una lotta di così grande portata a livello nazionale, nelle sedi del confronto e delle scelte fuori dalla fabbrica, e ogni giorno contraddirsi al cospetto dei lavoratori?
E’ credibile un sindacato che non si confronta con la base, non fà assemblee, non dà informazione, tace di fronte alle più palesi violazioni dei diritti dentro la fabbrica? Non si pone da anni il problema di proporre un modello politico e culturale solidale, veramente democratico e partecipato dentro la fabbrica?
Già, mi si dice, ma ora c’è la crisi, il momento è difficile.
La crisi vissuta nella mia fabbrica. Sono 8 i mesi di cassa integrazione e ad aprile, come viene già programmato, consumeremo le 52 settimane, il massimo del periodo disponibile in due anni. E, da comunicazione aziendale, non avremo ancora ( e non li riavremo mai) i volumi necessari all’attuale struttura produttiva. Tradotto: si deve licenziare..........

E il sindacato, dentro la fabbrica cosa fà? Nulla, non ha niente da dire. Non si fanno assemblee, non si comunicano ai lavoratori neppure le date dei periodi di CIGO di volta in volta firmati, non si contestano le giornaliere violazioni dei diritti e tantomeno la mancanza di rispetto nei confronti di operai impauriti e disponibili a tutto. Si aspetta in un imbarazzante, quanto assordante silenzio…Probabilmente aspettando di inscenare le consuete, teatrali, quanto inutili, iniziative a tempo ampiamente scaduto.
Intanto ci si chiede, invece, di scioperare sul contratto nazionale. Sulla democrazia nei luoghi di lavoro. E noi lo facciamo.
Ma non è un atto di democrazia, un dovere di una rappresentanza, quello di rispettare i lavoratori che rappresenti? Informarli, coinvolgerli nelle scelte, costruire delle posizioni condivise, chiedere un mandato e soprattutto rendere conto di ciò che si fà?
Se poi vogliamo rimanere nell’ambito delle formali regole della democrazia sindacale, almeno andare al rinnovo, al voto, sulle rappresentanze sindacali interne, che proseguono la loro “opera” (!) nonostante il mandato scaduto, con la contradditoria complicità dell’organizzazione territoriale. E soprattutto senza più la fiducia dei lavoratori.
Può considerarsi credibile questo tipo di sindacato?
Scusate lo sfogo, ma il sindacato di cui parlo, la Fiom di Brescia, è ancora anche il mio sindacato. Credibile? 

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