12 ottobre 2009

Crisi e “coesione sociale”

Sono arrabbiato, indignato per quello che stà accadendo nella fabbrica dove lavoro.

Lo sciopero. Venerdì 9, giornata di sciopero con adesioni insoddisfacenti. Me l’aspettavo: dopo 8 mesi di cassa integrazione, in una fabbrica sindacalizzata al rovescio (tante tessere ma pochissima cultura sindacale), impreparata e poco informata, c’era da aspettarselo.

Il fatto però vergognoso è stato il comportamento del nostro dinamico direttore di stabilimento che ha pensato bene, per la sola giornata di venerdì e con un preavviso di poche ore, di comandare al lavoro diversi operai che per il resto della settimana erano stati posti in cassa integrazione. Motivo ufficiale: necessità produttive! Vera finalità: sostituire gli operai in sciopero. In barba alla legge, in barba agli accordi e senza alcun rispetto per gli stessi operai. Oltretutto un gesto gratuito, senza una reale necessità. Non potevano ovviamente mancare le pressioni e le minacce. Come non mancano, nel corso della crisi, neppure precedenti comportamenti aziendali altrettanto vergognosi. Di fatto Cassa.....

Integrazione per l’impresa fà rima con disponibilità e flessibilità totale a costo zero. La si utilizza il più possibile e si lavora nelle condizioni più disagiate. Si riducono al massimo i costi. E chi viene danneggiato da questo modo di gestire la contrazione della produzione? Esclusivamente i dipendenti.

Questa è la condizione diffusa che molti operai e impiegati subiscono oggi nelle fabbriche in crisi. Il senso di responsabilità, la strada della cosidetta coesione sociale, la pace sociale, per tanti imprenditori e dirigenti aziendali la si mette in pratica così.

L’azienda. Si tratta di un azienda facente parte di un gruppo multinazionale americano (con tanto di solide e sbandierate tradizioni etiche e morali..) e di un dirigente che è anche un rappresentante politico locale, in quota..PD! Dettaglio che apre una riflessione anche per quanto riguarda le trasformazioni culturali di una parte della cosidetta sinistra.

Gli operai. Prevale la paura. La prospettiva è molto incerta, dalla prossima primavera (termine della cassa) il posto di lavoro potrebbe non essere più garantito. Il pensiero và alle difficoltà quotidiane, il mutuo, l’affitto, l’asilo nido, le bollette. Prevale purtroppo anche la tentazione che… “forse, così, adeguandomi, me la cavo”.

Il Sindacato. La Fiom, il mio sindacato, l’unico in Italia che ci prova ad essere ancora di parte, dalla parte dei più deboli, gli operai. Un rapporto, il mio, però anche molto sofferto, a volte conflittuale. Negli anni una pratica sindacale nella fabbrica sempre meno efficace, un rapporto con la sua gente distante, poco coerente con la storia della Fiom, con i valori e le tradizioni operaie. Risultato: un impoverimento politico e sindacale disarmante. E oggi, di fronte all’odiosa e gratuita arroganza di dirigenti di impresa senza scrupoli, sarebbe grave e irrimediabile, assistere ad un imbarazzante silenzio di quel sindacato che si proclama nelle piazze vicino ai lavoratori e poi svanisce nella più deludente arrendevolezza dentro la fabbrica.
Non abbassiamo la testa.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Ciao Severus,hai ragione nel dire che ti aspettavi il flop dello sciopero,secondo me mancano i veri sindacalisti,è vero che sono gli operai che fanno forte il sindacato,ma secondo me,mancano i funzionari a livello locale che sappiano dialogare con gli operai.Delle volte sento dei lavoratori che fanno domande e non ricevono risposta.Poi ce da dire che non abbiamo più un partito politico che prenda una netta posizione a favore degli operai.Berlusconi vede comunisti dapertutto, beato lui,io non ne trovo neanche uno. Forse sono diventato un po pessimista,ma se la sinistra non torna unita invece di creare centinaia di piccoli partiti, la vedo brutta,solo a essere uniti si può mandare a casa Berlusconi e i suoi compari di merenda.
E'chiaro che questo è un mio modesto parere.
Tanti saluti e grazie per l'attenzione, ciao Antonio

severus ha detto...

ciao Antonio, il tuo è il parere di un operaio che non solo ha conosciuto il sindacato delle lotte, delle conquiste. Hai contribuito personalmete a vincerle quelle battaglie e purtroppo a molti anni di distanza hai anche pagato sulla tua pelle le conseguenze di un indebolimento del movimento operaio. Pertanto grande rispetto del tuo parere.

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